di Antonio Carbonelli * –
Su un importante quotidiano italiano del 26 ottobre 2019 si legge un articolo intitolato “Cile, il presidente dice sì a nuovo governo e sospende il coprifuoco: dopo la gigantesca manifestazione di ieri, Sebastian Pinera si arrende e convoca il gabinetto per far rimettere i mandati a tutti i ministri”. Nel testo si spiega che dopo la marcia di più di un milione di persone per le strade della capitale e di altrettante città in tutto il resto del paese per protestare contro le diseguaglianze sociali e contro il coprifuoco imposto dal governo, e dopo che a innescare le proteste erano stati gli aumenti dei prezzi del trasporto pubblico, il presidente ha ceduto alle proteste dell’opinione pubblica e ha proposto al Congresso “una profonda agenda sociale che raccoglie molte delle lamentele più sentite dai nostri compatrioti, in modo da avanzare con urgenza e volontà verso un miglioramento delle pensioni, delle entrate dei lavoratori, la stabilizzazione del prezzo dei servizi di base”.
Più in generale un simile progetto, se realizzato, indica la strada che anche le altre popolazioni possono percorrere, pacificamente, per rovesciare le politiche economiche liberiste, dirette a provocare la redistribuzione patrimoniale più marcata possibile verso l’alto, ossia a dare di più a chi ha già di più e a togliere a chi ha già di meno.
Già il filosofo Hume nel ‘700 aveva rilevato che anche il governo più dispotico per potersi reggere in un modo o nell’altro deve avere dalla sua l’opinione pubblica, quanto meno nella forma di una acquiescenza rassegnata e passiva.
Il Cile ora insegna a tutti i paesi civili la strada che è possibile percorrere per rovesciare certe situazioni, senza spargimento di sangue.
* Avvocato giuslavorista e filosofo a Brescia.