Insetti come alimento: superficialità e interessi industriali

di C. Alessandro Mauceri –

Se ne parla da anni (almeno dal fallimentare – sotto molti punti di vista – Expo 2015). Ora la possibilità di trovarsi dei vermi in un piatto al ristorante o sugli scaffali di un supermercato è una realtà. L’Efsa, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, ha dato il via libera definitivo alla vendita di alcuni tipi di vermi. Come i vermi della farina, essiccati e venduti come “nuovo alimento”. L’approvazione degli stati membri dell’Ue è arrivata dopo la valutazione scientifica: il nuovo alimento potrà essere utilizzato e venduto come insetto essiccato intero, come spuntino o come ingrediente di altri prodotti alimentari (ad esempio, come polvere in prodotti proteici, biscotti o prodotti a base di pasta). La decisione dell’Efsa (che per uno strano scherzo del destino ha sede a Parma, patria di molti prodotti alimentari tipici del Bel Paese) arriva dopo la richiesta presentata da un’azienda francese.
Quasi a giustificarsi la Commissione ha dichiarato che nel mondo “milioni di persone consumano già insetti ogni giorno” e che “la strategia Farm to Fork li identifica come una fonte proteica alternativa che intende supportare la transizione dell’Ue verso un sistema alimentare più sostenibile”. Del resto, si legge nella nota, “La Fao qualifica gli insetti come una fonte di cibo sana e altamente nutriente, ricca di grassi, proteine, vitamine, fibre e minerali”. Nessun motivo per non mangiarli quindi.
Anzi, a breve, decisioni analoghe potrebbero essere prese per altri prodotti: l’Efsa sta esaminando richieste su grilli e cavallette.

Duro il giudizio di Alessandro Circiello, portavoce Federcuochi nazionale e presidente Federcuochi Lazio: “Insetti? No grazie, abbiamo i migliori prodotti del mondo”. “Abbiamo già la dieta mediterranea – ha detto Circiello – che si basa sull’utilizzo di legumi che insieme ai cereali possono impattare pochissimo sull’ambiente”.
Spesso la giustificazione addotta da chi vuole inserire a tutti i costi insetti e altri animali nella Dieta mediterranea (patrimonio dell’Umanità per l’UNESCO) è l’elevato valore proteico che questi animali potrebbero apportare, dimenticando che, come ha detto Circiello, per avere una dieta sana, non è necessario produrre tortellini ai vermi della farina o insaccati contenenti “carni varie” tra le quali quelle di alcuni insetti.
Forse la vera motivazione potrebbe derivare dalla normativa vigente che impone la tracciabilità di alcuni prodotti alimentari solo se non trasformati. Nel caso di prodotti lavorati per le grandi industrie sarebbe facile modificare la scelta di certi alimenti senza avere l’obbligo di garantire la provenienza. E gli insetti consentirebbero di soddisfare il fabbisogno proteico a costi di gran lunga inferiori a quelli di altri alimenti.

Sono un migliaio le specie consumate regolarmente in Africa, in Asia e in America Latina e che potrebbero finire sulle tavole degli italiani. Basta solo che un’azienda decida di tarsformarli in prodotto commerciale e presenti istanza per l’autorizzazione all’Efsa. Il 2 Luglio, ad esempio, è stata avviata la procedura per esprimere un parere sulla “Sicurezza delle formulazioni congelate e secche di cavallette (Locusta migratoria) come nuovo alimento” ai sensi del regolamento (UE) 2015/2283. Le stesse cavallette che stanno invadendo parte dell’Africa centrale e del Medio Oriente: solo che, invece di essere viste come una maledizione biblica, vengono “trasformate” in “nuovo alimento”. Il giudizio degli esperti dell’Efsa sulle cavallette è che “la storia d’uso presentata e gli studi di tossicità della letteratura non sollevano problemi di sicurezza” anche se “il consumo di questo nuovo alimento potrebbe innescare la sensibilizzazione primaria alle proteine Locusta migratoria e può causare reazioni in soggetti allergici a crostacei, acari e molluschi.”. Ciò nonostante, “il gruppo di esperti conclude che è sicuro ai sensi degli usi e dei livelli di utilizzo proposti”.

In altri casi le conclusioni sono state a dir poco superficiali. Come nel caso della “Sicurezza del 3‐FL (3‐Fucosillattosio) come nuovo alimento”. Ad essere valutato un prodotto artificiale realizzato “dalla fermentazione con un ceppo geneticamente modificato di Escherichia coli K‐12”. Anche in questo caso, il giudizio dell’Efsa è positivo, sebbene “nei lattanti di età inferiore a 1 anno, è stato osservato un possibile superamento di un’assunzione naturale, ma il grado non è considerato preoccupante per la sicurezza, data l’ampia gamma di concentrazioni di 3 FL nel latte umano”.

A sorprendere non è il potere proteico di questi alimenti o il fatto che si tratta di insetti (animali simili fanno già parte della dieta e delle tradizioni dei paesi dell’Ue. A stupire sono le reali motivazioni alla base di queste autorizzazioni. Per comprenderlo basta leggere la pagina dello stesso comunicato dell’Efsa nella quale si fornisce l’autorizzazione al consumo dei vermi della pasta. “Gli ‘alimenti tradizionali’ sono un sottoinsieme dei nuovi alimenti e il termine si riferisce a cibi consumati per tradizione ovunque al di fuori dell’Europa”, si legge sul sito ufficiale dell’Efsa, “la nozione di ‘nuovi alimenti’ non è nuova. Nel corso della storia nuovi tipi di alimenti, ingredienti alimentari o modalità di produzione alimentare sono apparsi in Europa da tutti gli angoli del globo. Banane, pomodori, pasta, frutti tropicali, mais, riso, un’ampia varietà di spezie arrivarono tutti in Europa in origine come nuovi alimenti. Tra gli ultimi arrivati ci sono ora i semi di chia, gli alimenti a base di alghe, il frutto del baobab e la physalis (o alchechengio peruviano o ribes del Capo)”.
Il punto, quindi, non è se un certo cibo fa bene al consumatore o se produrlo causa danni all’ambiente (le carni rosse sono, in assoluto, il peggiore alimento, da questo punto di vista). Ai sensi della normativa UE, qualsiasi cibo che non sia stato consumato “in modo rilevante” prima del Maggio 1997 è da considerarsi “nuovo alimento”. La categoria comprende “nuovi alimenti, alimenti da nuove fonti, nuove sostanze utilizzate nei prodotti alimentari nonché nuove modalità e tecnologie per la produzione di alimenti. Tra gli esempi: gli oli ricchi di acidi grassi omega-3 derivati dal krill come nuova fonte alimentare” e, sorpresa “gli insetti commestibili”. Ma accanto a questi ci sono anche altri alimenti che l’Efsa non tarderà a inserire tra quelli utilizzabili come “gli steroli vegetali come nuove sostanze o le nanotecnologie come nuove modalità di produzione di alimenti”.

A questo si aggiunge che “L’Efsa effettua la valutazione della sicurezza sulla base del contenuto della documentazione presentata dal richiedente. I fascicoli devono includere dati sulla composizione e le caratteristiche nutrizionali, tossicologiche e allergeniche del nuovo alimento, nonché informazioni sul processo produttivo, su gli usi e livelli di utilizzo proposti” si legge sulla pagina ufficiale dell’Associazione. Quindi nessun test di laboratorio, nessuna indagine solo una mera lettura delle carte presentate da chi vuole vendere quel prodotto.

In base al disposto del regolamento (UE) 2015/2283 del Parlamento europeo e del Consiglio sui nuovi alimenti (approvato quasi in concomitanza con l’Expo 2015), l’Efsa ha dovuto aggiornare e sviluppare “orientamenti scientifici e tecnici per la preparazione e la presentazione di domande di autorizzazione di nuovi alimenti”. Per diventare “nuovo alimento” basta fornire la descrizione, il processo di produzione, i dati compositi, le specifiche, gli usi e i livelli di utilizzo proposti e l’assunzione prevista dei nuovi alimenti dati sull’assorbimento, la distribuzione, il metabolismo, l’escrezione, informazioni nutrizionali, informazioni tossicologiche e allergenicità (ma alcuni di queste potrebbero anche mancare “se giustificato dal richiedente”). Un modo fin troppo semplicistico per valutare se un alimento o un prodotto sono salutari o meno. “Sulla base delle informazioni fornite, l’Efsa valuterà la sicurezza dei nuovi alimenti nelle condizioni d’uso proposte”.
Finora, nonostante le pressioni durante e dopo l’Expo 2015, gli allevamenti di insetti utilizzati avevano potuto produrre quasi esclusivamente integratori per i mangimi per animali da allevamento, in particolare il pesce. Ora la situazione potrebbe cambiare drasticamente. Buon appetito.