a cura di Enrico Oliari –
Il riacutizzarsi del conflitto israelo-palestinese desta preoccupazione anche per chi in Israele vive e lavora, per chi con la sua famiglia, i suoi progetti e le sue speranze conduce una vita normale. Senza schierarsi necessariamente da una parte o dall’altra; non si tratta di qualunquismo, bensì di realismo, di visione vera e non offuscata dagli idealismi e dagli integralismi. D’altronde gli scontri sulla Spianata delle Moschee, i razzi di Hamas che piovono sulle case, gli espropri a Gerusalemme Est, i raid su Gaza e i tanti, troppo morti e feriti non sono una partita di calcio per cui fare il tifo per una squadra o l’altra.
Tiziana della Ragione è Visiting Research Associate all’Istituto Nazionale di Studi Strategici Israeliano (INSS) e ricercatore al Moshe Dayan Center (MDC) dell’Università di Tel Aviv. Vive e lavora a Herziliya Pituach, risponde all’intervista di Notizie Geopolitiche dal bunker di casa sua, mentre dal cielo cadono i razzi di Hamas.
“Siamo sotto attacco, ci stanno cadendo i missili addosso“, dice al telefono scossa. “Siamo sotto attacco – ripete -, ho paura. Io ho i tre figli che piangono, siamo nel bunker di casa, stretti in un metro quadro”.
– Cosa sta accadendo in Israele?
“Quello che sta succedendo qui in Israele voi italiani lo sapete già, dato che ogni mezzo di informazione, dai quotidiani ai social network, lo sta ripetendo e riproponendo ad ogni edizione, ogni volta con qualche dettaglio in più. Non è quindi mia intenzione ripetere i fatti. Quello che posso offrirvi oggi è solo la testimonianza di un’italiana che vive qui, in Israele, e che nel suo quotidiano studia la regione del Medio Oriente analizzando alcune delle più complesse vicende che da troppo tempo segnano queste terre. Il conflitto israelo-palestinese è una di queste. Una testimonianza dal bunker di casa, mentre cadono i missili di Hamas. Ed anche il mio cellulare continua a “bippare”. Sono i messaggi dell’applicazione Red Alert che ho installato sul mio telefonino, messaggi che segnalano gli attacchi missilistici provenienti da Gaza, che minacciano villaggi e città israeliane, suonano le sirene anche a Te Aviv. Quest’app probabilmente dice poco a molti di voi italiani, ma qui in Israele soprattutto dopo l’operazione Protective Edge del luglio del 2014, è una delle più scaricate. Questi “bip” mi fanno compagnia dai ieri pomeriggio, quando sono partiti i primi razzi di Hamas verso Gerusalemme, in risposta agli scontri nei pressi del Monte del Tempio in cui centinaia di palestinesi e decine di poliziotti israeliani sono stati feriti“.
– Come ha reagito al crescendo delle tensioni di questi giorni?
“Il riflesso immediato è stato quello di radunare i miei tre figli e di “allestire” insieme e velocemente la “Mamad”, un piccolo rifugio anti-missile che molte abitazioni, inclusa la nostra, hanno in dotazione. E’ questo un luogo della casa dove recarsi velocemente al suono delle sirene per trovare riparo dai missili. Sono pochi infatti i secondi a disposizione dall’allarme delle sirene all’impatto. Dopo più di un anno di relativa tranquillità e stabilità nella Striscia di Gaza, mi ero resa conto che Israele e Hamas erano di nuovo sull’orlo di uno scontro militare e che dovevamo tempestivamente organizzare per metterci in sicurezza. Era chiaro che l’ultimatum lanciato dal gruppo militante di Gaza, richiedente l’allontanamento delle truppe israeliane dal quartiere di Sheikh Jarrah di Gerusalemme e dal Monte del Tempio entro le 18 di ieri pomeriggio, era stato ignorato.
Un giro rapido di telefonate alla mia famiglia in Italia e agli amici e colleghi cha abitano nelle zone più vicino alla Striscia di Gaza ed eravamo già nel piccolo bunker, ammassati l’uno contro l’altro, monitorando su Google Map le zone prese di mira. Sull’app i nomi di distretti del sud di Israele come Netiv HaAsara, Mav Kim, Ashkelon, Erez, Ibim e Sderot, mi facevano piano piano tranquillizzare data la distanza da casa nostra. Dopo poche ore dall’inizio degli attacchi era diventato evidente che i missili non ci avrebbero mai colpito, data la loro limitata gittata e grazie al sistema di difesa israeliano noto come “Iron Dome”. La paura iniziale era svanita. Poi però sono iniziati a cadere i missili, ovviamente dalla Mamad non posso sapere cosa sta accadendo“.
– Tuttavia la mattinata era apparsa tranquilla…
“Questa mattina molte scuole, uffici e negozi erano aperti di nuovo, come se nulla di grave fosse successo. Mentre i giornali italiani e internazionali dedicavano un articolo in prima pagina al conflitto in atto, Israele tornava tranquillamente alla sua normalità, quasi a dimostrare il lato inespugnabile di un paese, sicuro della sua superiorità logistico-militare. Intanto continuavano ad arrivare messaggi sul mio cellulare da parte di amici dall’altra parte del Mediterraneo che volevano avere notizie ed essere rassicurati che stessimo tutti bene. Se stare bene significa “essere sani e salvi”, lo siamo senz’altro. Rimanere però indifferenti a ciò che accade qui è però difficile, così com’è complesso criticare una parte o schierarsi. Ognuno ha le proprie ragioni e le proprie responsabilità. Ogni israeliano che conosco ha un parente, vicino o lontano, da ricordare a Yom HaZikaron, la giornata dedicata alla commemorazione dei soldati caduti nelle guerre per la difesa d’Israele e alle vittime del terrorismo. Ma, mi chiedo, quale palestinese non ne ha altrettanti di morti da piangere! D’altronde siamo tutti il prodotto del nostro vissuto e di quello dei nostri cari“.
– I vari paesi, gli Usa, la Turchia, l’Egitto, ma anche il cittadino qualunque tendono a schierarsi con i palestinesi o con gli israeliani. lei con chi si schiera?
“Schierarsi non ci aiuterà certo a porre fine all’escalation. Gli schieramenti che i diversi paesi stanno assumendo in queste ultime ore non risolvono ma amplificano il conflitto. La Turchia, l’Arabia Saudita, il Kuwait, l’Egitto e ad altri paesi arabi non hanno tardato a denunciare le azioni di Israele, anche se con toni diversi, mentre altri paesi hanno invece condannato le azioni di Hamas. Questo genererà chiusura e maggiore rigidità nelle posizioni di entrambi gli schieramenti“.
– Sotto i missili di Hamas: una giornata terribile. Vuole lanciare un appello?
“Oggi, credo, debba essere una giornata di riflessione per tutti noi, dedicata all’informazione e allo scambio costruttivo, più che all’indifferenza, o peggio alle critiche. La mia testimonianza di oggi spero sia parte di questa condivisione“.