Kenya. Il “welfare” di padre Francis

Dagli orfani agli anziani, alle donne abbandonate. E poi c'è il dramma delle giovani che uccidono i figli che non sanno come mantenere.

a cura di Massimo Gabbani

MITUNGUU (Kenya). Donne abbandonate, che uccidono i figli prima di togliersi la vita. Siamo a Mitunguu, Kenya centrale, contea di Meru. E a raccontare la storia agghiacciante di un fenomeno purtroppo in crescita è padre Francis Gaciata, 53enne missionario diocesiano che da sempre si dedica all’aiuto dei più deboli. Ma con in testa un progetto innovativo: un centro dove i piccoli abbandonati interagiscono con gli anziani, abbandonati.

– Padre Francis, lei gestisce un orfanatrofio nel cuore dell’Africa sorto per ospitare una sessantina di bambini. Oggi il complesso “Shalom Home” ne ospita dieci volte tanto. Come fa?
“Posso contare sul volontariato di molti, ma soprattutto sull’aiuto dell’associazione trentina “Melamango”, che è da sempre al nostro fianco e che ci sostiene anche economicamente. Purtroppo la grave crisi economica dovuta alla pandemia di Covid-19, la siccità e l’alto costo della vita hanno moltiplicato i problemi di quest’area, spingedo molte persone nella povertà e nel degrado. Oggi assistiamo ad un incremento dei bambini abbandonati, ma anche ad un aumento esponenziale dei casi di ragazze incinte rinnegate dalla famiglia, che schiacciate dalle difficoltà e senza prospettive uccidono i figli e si suicidano”.

– Cosa porta una madre a commettere un tale gesto?
“Vi sono fattori economici e culturali che si mescolano: accade che le giovani abbandonate dai compagni vengano allontanate dal contesto famigliare e condannate quindi alla miseria. Vi sono casi di donne che vivono con i figli nei bagni pubblici, per strada… quando non ce la fanno più arrivano ad uccidere i figli prima di suicidarsi”.

– Voi come intervenite?
“Spesso sono le forze dell’ordine a portare qui, a Shalom Home, i casi disagiati, e noi cerchiamo di dare loro ospitalità e di garantire delle prospettive. Ad esempio abbiamo scuole di qualità per i bambini, persone che possono parlare con le madri e coinvolgerle. Noi operiamo tra le mille difficoltà con le risorse che ci mettono a disposizione gli amici di Melamango, dallo Stato non vediamo un centesimo”.

– Mi pare di capire che Shalom Home viene ad essere un àncora di salvezza dove lo Stato fallisce…
“In realtà siamo davanti a un problema difficile da gestire anche per le autorità, abbiamo a che fare con una lunga catena di problemi: si parte dalle cause esogene ed endogene della crisi economica che porta le ragazze, anche giovanissime, a non frequentare le scuole, per poi arrivare alla loro ingenuità di affidarsi a ragazzi magari con false promesse, e da lì a rimanere incinte e poi abbandonate per questioni culturali dalle famiglie. Ma il discorso vale anche per gli anziani, i cui figli e nipoti scappano dalla povertà lasciandoli a se stessi”.

– Anche questo un fenomeno in crescita?
“Decisamente. Vi sono anziani abbandonati nelle zone più sperdute, praticamente condannati a morire soli entro poco tempo. Noi stiamo progettando un centro, una sorta di Rsa, da inserire nel complesso dello Shalom Home: lo scopo è di portare gli anziani soli a non essere più soli, a interagire fra loro ma anche con i bambini dell’orfanotrofio, che ne trarrebbero a loro volta benefici in termini educativi”.

– Il suo è una sorta di “welfare” a 360 gradi…
“Si fa quello che si deve, per il prossimo”.

Per aiutare padre Francis si veda il sito di Melamango.