Colombia. Il governo Duque nella lotta al narcotraffico

di Alberto Galvi –

Negli ultimi mesi in Colombia il processo di pace con le FARC-EP (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia-Ejército del Pueblo) iniziato nel 2016 ha avuto un momento di stallo. Per smuovere la situazione il presidente Iván Duque del partito Centro Democrático, ha deciso di riformare la JEP (Jurisdicción Especial para la Paz), il tribunale incaricato di giudicare i crimini di guerra. Inoltre nell’ultimo anno la questione del narcotraffico è tornata alla ribalta in Colombia per i continui combattimenti tra cartelli in alcune regioni del paese.
La creazione della JEP fu concordata dal governo di Juan Manuel Santos e dai guerriglieri delle FARC-EP nel quadro degli accordi di pace firmati all’Avana nel 2016. Dal 2018, da quando la Corte è entrata in funzione, ha ricevuto 58 richieste di garanzie di non estradizione, 43 sono state respinte, 7 sono state archiviate e 8 sono in fase di studio preliminare.
La mancanza dei numeri al Congresso costrinse i legislatori a portare il caso alla Corte costituzionale affinché decidesse se la procedura del Congresso avesse soddisfatto tutti i parametri e se le obiezioni fossero respinte o meno. Il presidente Iván Duque non appena ha saputo della sentenza favorevole da parte della Corte costituzionale, ha approvato la legge sullo statuto della JEP.
La legge approvata afferma che lo Stato ha il dovere di garantire e di prestare attenzione ai diritti delle vittime. Inoltre deve adottare misure che impediscono che nuovi atti di violenza vengano registrati nel territorio colombiano per impedire il riattivarsi del conflitto armato.
La JEP è composta da 51 giudici di cui 38 di loro sono titolari e gli altri 13 sono sostituti, ed avrà 14 giuristi stranieri come “amicus curiae” della Corte. Inoltre la JEP ha 5 organi e un segretariato esecutivo. La legge garantisce la tutela legale ai 9691 ex combattenti della FARC-EP ai 1958 membri della forza pubblica e ai 39 agenti dello Stato, tutti imputati per i crimini perpetrati durante il conflitto armato.
In contrasto con il decreto emanato lo scorso anno dal presidente Ivan Duque con cui perseguiva, sanzionava e confiscava qualsiasi dose di droga che un cittadino trasportava in uno spazio pubblico, una recente decisione della Corte costituzionale ha abrogato in Colombia la norma che punisce chi consuma dosi minime di marijuana, hashish o cocaina nei parchi e nei luoghi aperti.
Con questo decreto il governo colombiano impedisce ai venditori di droga di proteggersi dall’autorizzazione che esiste nel paese d viaggiare con una dose personale di droga per essere venduta. Con questa legge i consumatori non saranno imprigionati, ma i farmaci trasportati nei luoghi pubblici saranno sequestrati.
Intanto l’industria della cannabis medicinale fiorisce in Colombia, grazie ad una legislazione approvata nel 2016 che favorisce lo sviluppo di questo mercato, i cui costi operativi sono inferiori rispetto ad altri posti. La Colombia è inoltre il secondo esportatore mondiale di fiori, dopo i Paesi Bassi e ha trasformato questa conoscenza nell’industria emergente della cannabis medicinale.
Per combattere il narcotraffico il presidente Ivan Duque ha bisogno di appoggi internazionali. Gli Stati Uniti sostengono gli sforzi della Colombia attraverso il Plan Colombia, che è uno dei programmi di maggior successo per combattere il narcotraffico. Questa iniziativa, firmata nel 2000, non solo servì a ridurre le aree coltivate a coca, ma contribuì a dare duri colpi alla guerriglia delle FARC-EP. Il Plan Colombia del 2019 sarà di 418 milioni di dollari, 27 milioni in più rispetto all’anno precedente, come riportato dal Congresso degli Stati Uniti.
La Colombia è stato il paese dell’America Latina che ha ricevuto i maggiori sussidi in termini di cooperazione dagli Stati Uniti. Una parte dell’amministrazione Trump critica però il presidente Doque per i suoi risultati, ritenuti insufficienti a combattere il traffico di droga e l’emigrazione clandestina. Secondo il rapporto del 2018 dell’ONDCP (Office of National Drug Control Policy), la Colombia è passata da una produzione di coca di 772 tonnellate nel 2016 a una produzione di 921 tonnellate nel 2017. Per Trump bisogna invertire questa tendenza.
Secondo fonti militari un ex guerrigliero delle FARC-EP che era nel processo di reintegrazione, è morto in uno scontro con i soldati nel dipartimento di Meta. Il leader delle FARC-EP, Rodrigo Londoño, detto “Timoshenko’, ha denunciato l’uccisione di altri due membri di tale formazione e ha invitato la comunità internazionale ad agire contro il governo colombiano.
In Colombia il conflitto armato causato dal narcotraffico sta continuando. L’ELN (Ejército de Liberación Nacional), ha incominciato un conflitto armato con i loro rivali del Clan del Golfo. Le principali vittime di questo conflitto sono le popolazioni indigene Embera e Wounaan. Le altre popolazioni indigene colpite appartengono alle comunità Bongo, Pichindé, Eyasake, Cedral, Victoria e Punto Caimito.
Per combattere il narcotraffico il presidente Duque non prevede la militarizzazione del paese. Tutte le forze militari e di polizia hanno avuto l’ordine di intervenire nel quadro del rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale. Più di 400 mila soldati combattono i guerriglieri dell’ELN e i dissidenti delle FARC-EP, che non hanno accettato i termini di un accordo di pace firmato nel Il 2016 e le bande criminali composte dai paramilitari di estrema destra.
La guerra al narcotraffico continua comunque a lasciare delle vittime. Dalla firma dell’accordo di pace nel novembre 2016, sono stati assassinati nel paese un totale di 130 ex combattenti della FARC-EP, 20 dei quali finora quest’anno.