L’Afghanistan dei talebani

di Shorsh Surme

L’Afghanistan: la sconfitta dell’URSS nel 1989, gli attentati dell’11 settembre e il ritiro delle truppe statunitensi e della Nato. Queste sono alcune delle pietre miliari che spiegano l’escalation di violenza nel paese dell’Asia centrale, dove la milizia talebana, gruppo armato fondamentalista afgano, è riuscita in circa tre mesi a mettere sotto scacco l’esercito addestrato e supportato negli ultimi due decenni dagli Usa e alleati, in una rapida offensiva che avanzata dal perimetro delle province a grandi città come Kunduz, Herat e Kandahar, fino ad arrivare nella capitale, Kabul.
A quasi vent’anni dalla resa dei talebani alla campagna militare lanciata dagli Stati Uniti e dall’Alleanza del Nord (afghana) contro il cosiddetto “santuario della rete terroristica di al-Qaeda, i talebani hanno ripreso il controllo quasi totale dell’Afghanistan.
La violenza, la povertà, la corruzione e fragilità politica dell’Afghanistan hanno portato il paese nella situazione di oggi; tutto è cominciato quando l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump a un certo punto ha preso la decisione di intavolare un dialogo con i talebani promettendo di ritirare le sue trippe, con la scusa che gli Usa non potevano più pagare il costo della coalizione militare guidata proprio da loro, un conflitto che si stima sia costato ai contribuenti americani 1-2 trilioni di dollari.
A seguito della decisione di Trump, il presidente Biden ha accelerato il ritmo del ritiro delle forze statunitensi dall’Afghanistan.
Questa è la seconda volta che i talebani prendono il potere. Infatti nel 1996 i guerriglieri presero il controllo di Kabul e strapparono il governo e la presidenza al leader dei mujaheddin Burhanuddin Rabbani, uno degli eroi della vittoria contro i sovietici. Nella loro avanzata i talebani istaurarono un regime fondamentalista sulla rigorosa interpretazione della legge islamica. Tra le altre misure imposero punizioni corporali, dalla pena capitale in pubblica piazza alle frustate o all’amputazione degli arti per reati minori; spogliarono di ogni diritto le donne, che vennero costrette a coprirsi interamente con il burqa, e le ragazze, a cui fu vietato andare a scuola dall’età di 10 anni, e sradicarono ogni espressione culturale (cinema, musica, televisione) o anche archeologica, distruggendo nel marzo 2001 i Buddha di Bamiyan.
Da quella presa del potere solo tre Paesi hanno riconosciuto i talebani: Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Pakistan. I servizi segreti di quest’ultimo Paese, nonostante le smentite di Islamabad, sono stati accusati dagli Stati Uniti di sostenere l’insurrezione talebana. Il West Point Center for the Combat of Terrorism stima che i talebani abbiano circa 80mila combattenti, a cui si aggiungerebbero decine di migliaia di miliziani e collaboratori che condividono lo stesso pensiero politico.